sabato 30 dicembre 2006

The Prestige

(USA 2006, col. 130’)
di Christopher Nolan.
Con Hugh Jackman, Christian Bale, Scarlett Johansson, Michael Caine, Piper Perabo, Rebecca Hall, David Bowie.

L’illusionista Alfred Borden viene condannato a morte con l’accusa di aver ucciso il suo acerrimo rivale Robert Angier durante il famoso numero del trasporto di persona, il movente sarebbe proprio il fatto che questo “prodigio” presentato per la prima volta al pubblico da Borden sia stato perfezionato e reso celebre da Angier. Attraverso diversi flashback vediamo la storia fatta di vendette, ripicche, amori e soprattutto trucchi di questi due ex amici, ci viene mostrato il montare dell’odio nato dopo una disgrazia in palcoscenico che è costata la morte alla moglie di Angier per colpa dello stesso Borden. Le sorprese finali scioglieranno tutti i nodi. Nolan, che dopo il folgorante “Memento” non aveva di certo lasciato il segno nei film successivi, si riscatta con questo magnetico “The Prestigi”, dove i personaggi sono dipinti entrambi in maniera abbastanza controversa se non negativa, e questo aiuta moltissimo la resa di quell’atmosfera misteriosa se non magnetica che sta dietro al mondo della magia mai portato sullo schermo con tanta efficacia, basti pensare che solo una discreta biografia di Houdini con protagonista Tony Curtis è cinematograficamente degna di nota in questo settore. Il tema del doppio è sviluppato in maniera eccellente e di sicuro, curiosa, l’ambientazione tetra ed un po’ spettrale di fine ‘800 degna cornice a questa storia al confine fra realtà ed immaginazione. Il ritmo non scende mai, il film è anche a suo modo spettacolare da vedere e tiene bene incollato lo spettatore alla sedia, la non facile sceneggiatura è ottima e gli si perdona anche qualche piccolissima lacuna, una chicca poi lo svelamento di diversi trucchi del mestiere. Ed anche il finale parzialmente aperto (solitamente il momento più delicato per un film di questo genere) pare tutto sommato azzeccato. Unica nota negativa il casting, dove fra i protagonisti solo Jackman è all’altezza, Bale invece non è affatto convincente e la Johansson appare come una bimba smorfiosa e nulla più, bravi invece Caine e la Perabo, irriconoscibile nei panni del rivale di Edison, Tesla, il duca bianco David Bowie.
Voto 8,50.

venerdì 29 dicembre 2006

Giù per il tubo


(Flushed Away, Gran Bretagna/USA 2006, 84’)
di Sam Fell e David Bowers. Animazione.
Roddy è un topolino di lusso vive nella sua gabbietta dorata nel quartiere chic di Kensigton a Londra ed ha tutto quello che vuole, o almeno così crede, un giorno però direttamente dallo scarico arriva Sid un topone di fogna grasso e maleducato, nel tentativo di sbarazzarsi dell’ospite indesiderato Roddy finisce lui stesso giù dal tubo del water e viene catapultato in un nuovo incredibile mondo sotterraneo dove nel tentativo di risalire scoprirà che l’amicizia e l’amore sono le cose più importanti della vita. Al di là della classica morale sull’amicizia come valore fondamentale della vita tema usato ed abusato da tutti i cartoons, il film ha una vitalità sorprendente, un ritmo forsennato, è pieno di invenzioni visive, sonore e gag spassose. Come sempre in questi casi sono i personaggi di contorno a fare la differenza, le lumachine canterine e spaventate, il re rospo con prole desiderosa di cuccioli, i suoi stupidi tirapiedi, le rane francesi ecc. Il film è stato felicemente realizzato con la ormai consolidata tecnica computerizzata in unione fra la Dreamworks e l’inglese Aardman che aveva già prodotto “Fallace & Gromit” & “Galline in fuga”. Nettamente il miglior film d’animazione uscino nei nostri cinema nel 2006. Voto 8.00

giovedì 21 dicembre 2006

L'enfant

(Francia/Belgio 2005,col. 95’)
di Jean-Pierre e Luc Dardenne.
Con Jèrèmie Renier, Olivier Gourmet, Deborah Francois, Jèrèmie Segare, Fabrizio Rongione.
trama
La giovane Sonia è appena stata dimessa dall’ospedale dopo aver partorito il suo primo figlio Jimmy, tornata a casa con il pargoletto in braccio la trova occupata da degli sconosciuti. Bruno il suo ragazzo l’ha affittata per racimolare un po’ di soldi, lui non ha voglia di lavorare e tira avanti con piccoli furti in cui coinvolge anche degli amici minorenni. Una ricettatrice gli prospetta l’idea di fare un sacco di soldi vendendo il neonato, Bruno non ci pensa due volte ma non ha fatto i conti con Sonia.
critica
Il film dei Dardenne ha vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 2005 non senza uno strascico di polemiche. Polemiche più che giustificate perché il cinema dei due fratelli cineasti belgi è sempre uguale a se stesso, è anni che continuano a girare più o meno lo stesso film. Telecamera a mano che tallona i protagonisti da molto vicino per tutto il film, niente colonna sonora, piccole storie di emarginazione sociale, uno stile che ricorda molto da vicino l’ormai defunto Dogma danese. Valutare questo film è molto difficile proprio perché preso da solo è sicuramente convincente, ma inserito nel contesto della filmografia dei Dardenne non toglie e non aggiunge assolutamente nulla a quanto abbiamo già visto in precedenza in “La promesse”, “Rosetta” e “Il figlio”, insomma gli autori sembrano essere piombati in una fase di stallo artistico e di idee, per questa ragione non mi sento di promuovere a pieni voti questa pellicola.
Voto 6,25

mercoledì 20 dicembre 2006

O Lucky Man

(O Lucky Man!, Regno Unito 1973, col. 173’)
di Lindsay Anderson.
Con Malcolm McDowell, Rachel Roberts,Arthur Lowe, Ralph Richardson, Helen Mirren.

trama
Il giovane Michael Travis viene assunto dopo adeguato tirocinio dalla Imperial Coffee come agente di commercio. L’improvviso abbandono del miglior venditore della compagnia da a Mike l’opprtunità di diventare agente nell’importante zona del Nord Est dell’Inghilterra, parte da Londra munito di auto aziendale con tanti buoni propositi, finirà per essere al centro di una serie di grottesche avventure e disavventure che lo coinvolgeranno a tal punto da fargli cambiare completamente vita.

critica
Anderson era uno dei regista di punta del ”Free Cinema“ inglese degli anni ’60, questa curiosa commedia è, se vogliamo, lo sviluppo naturale di quel modo di fare cinema. La regia è curiosa come il candido personaggio protagonista (e proprio al “Candido” di Voltaire la storia si ispira), McDowell è più che convincente, fotografia e colonna sonora (firmata Alan Price) sono egregi, il film difetta un po’ per l’eccessiva durata, il che lo fa sembrare una goliardata tirata un po’ troppo per le lunghe, inoltre risulta anche un po’ discontinuo alcune sequenze sono veramente bizzarre e gustose (tipo la scena nella clinica ad esempio) mentre in altri momenti il film non decolla. Voto 6,50.

martedì 19 dicembre 2006

The Family Man

(USA 2000, col. 125’)
di Brett Ratner.
Con Nicolas Cage, Tea Leoni, Don Cheadle, Jeremy Piven, Josef Sommer, Saul Rubinek, Mary Beth Hurt, Amber Valletta.


trama
Siamo alla vigilia di Natale e il rampante giovane uomo d’affari Jack Campbell esce per ultimo dal suo ufficio per tornarsene nella sua casa da single, ha grandi progetti per i suoi affari, e solo ricchezza e lavoro nella testa. Ma la mattina di Natale si sveglia in una casetta del New Jersey, sposato con la sua ex ragazza del college con prole a carico ed un lavoro da rivenditore di gomme. Superato lo shock iniziale Jack comincia pian piano ad apprezzare la nuova vita, fino a non volersene più staccare. Ma improvvisamente l’incantesimo finisce e si risveglia la mattina di Natale nel suo lettone da single, era tutto un sogno?

critica
Questa specie di “Sliding Doors” al maschile dopo una partenza abbastanza convincente e curiosa con lo stordito protagonista che finisce nella vita di un se stesso sconosciuto scivola lentamente verso il romanticismo più smielato fino al davvero molto imbarazzante finale. Peccato perché la Leoni è splendida e la fotografia di Dante Spinotti efficace. I buchi di sceneggiatura sono davvero troppi per essere elencati tutti (ad esempio: i bimbi che fine fanno?), regia mediocre e soundtrack con le solite canzoni da film sentimental natalizio. Qualcuno l’ha addirittura definito com “La vita è meravigliosa” del 2000, Capra si starà rivoltando nella tomba. Voto 5,00.

lunedì 18 dicembre 2006

I ragazzi venuti dal Brasile

(The Boys from Brazil, USA 1978, col. 123’)
di Franklin J.Schaffner.
Con Gregory Peck, James Mason, Laurence Olivier, Lilli Palmer, Uta Hagen, Steve Guttenberg, Bruno Ganz.

trama
Un giovane e curioso ebreo americano scopre in Paraguay una strana organizzazione nazista clandestina capeggiata del famigerato dottor Mengele, noto per le sue pratiche sanguinarie ad Auschwitz. Quando suo malgrado viene scoperto riesce comunque ad informare il più grande cacciatore di nazisti israeliano che ben presto si mette sulle tracce dei nazisti. Intanto scopriamo che Mengele & co. hanno organizzato un piano diabolico che prevede una serie di omicidi in mezzo mondo, poi si scopre che c’è di mezzo anche la clonazione, effettuata dopo la guerra, di numerosi bambini poi dati in affidamento a normalissime coppie ignare. Dietro si nasconde un terribile piano segreto.

critica
Improbabile film fantapolitico tratto dal noto bestseller di Ira Levin, la storia è talmente assurda da risultare quasi divertente. Strepitoso cast di vecchie glorie, bella musica del bravo Jerry Goldsmith. Uno dei primi (o forse il primo?) film ad affrontare (seppur in modo alquanto bizzarro) il tema della clonazione. Schaffner, che si era messo in luce con “Il pianeta delle scimmie”, dimostra di essere un regista solido. Modesto divertimento senza tante pretese, un ritmo un po’ più veloce, o qualche taglio avrebbe giovato ad un film un po’ troppo verboso e privo di azione.
Voto 6,00.

domenica 17 dicembre 2006

Palombella rossa

(Italia/Francia 1989, col. 89’)
di Nanni Moretti.
Con Nanni Moretti Silvio Orlando, Asia Argento, Mariella Valentini, Marco Messeri, Carlo Mazzacurati, Raul Ruiz, Alfonso Santagata, Claudio Moranti, Eugenio Masciari, Imre Budavari, Fabio Traversa, Daniele Luchetti, Giovanni Buttafava, Luigi Moretti.

trama
Michele Apicella politico del P.C.I. e giocatore di pallanuoto è un uomo in crisi. Durante l’ultima partita di campionato in trasferta ad Acireale Michele vede passare davanti a se, in una lunga serie di flashback, i momenti più importanti della sua vita. Il bambino che non voleva tuffarsi, il giovane che lottava per gli ideali del comunismo, il politico che va in crisi durante una tribuna elettorale televisiva e si mette a cantare lasciando tutti di stucco. Intanto la partita va avanti e sarà proprio lui a voler tirare il rigore decisivo.

critica
Nell’anno della caduta del muro di Berlino e quindi del comunismo dell’Europa dell’Est Moretti analizza la crisi di un ideale e lo fa attraverso il suo film strutturalmente più complesso pieno di allegorie e metafore (la partita di pallanuoto come la partita della vita politica ad esempio), inserisce intermezzi grotteschi, ed utilizza persino il “Dottor Zivago” di Lean come film nel film. Si vede anche del materiale proveniente dal suo cortometraggio del 1973 “La sconfitta”. Straordinaria interpretazione di Silvio Orlando nel ruolo dell’allenatore che urla a squarciagola dal primo all’ultimo minuto. Un classico il tormentone che di Michele pensando al Partito Comunista: “Noi siamo uguali agli altri, ma siamo diversi!”. In definitiva uno dei film più felici di Moretti, che con il passare del tempo, visto in prospettiva, migliora.
Voto 7,75.

La donna del giorno

(Libeled Lady, USA 1936, b/n 98’)
di Jack Conway.
Con Jean Harlow, Spencer Tracy, William Powell, Myrna Loy, Walter Connelly, Cora Whiterspoon.


trama
Warren Haggerty direttore del quotidiano newyorchese Evening Star si mette nei pasticci a causa di uno scambio di persona, il suo giornale aveva accusato la ricca ereditiera Connie Allenbury di essere una ruba mariti e viene querelato dalla stessa vittima con la strabiliante richiesta di risarcimento di cinque milioni di dollari. Haggerty, terorizzato dalla prospettiva di perdere il posto e dover chiudere il giornale mette a punto un piano assurdo che coinvolge un suo collega donnaiolo precedentemente licenziato e la sua eterna fidanzata Gladys, tutto con lo scopo di raggirare miss Allenbury. Inutile dire che le cose non andranno secondo i piani.

critica
Divertente commedia degli equivoci sostenuta da una buona sceneggiatura e da un cast di attori brillanti, la coppia Powell/Loy si era già messa in luce nella serie “L’uomo ombra”, mentre la biondissima Jean Harlow è letteralmente scatenata, bravo anche Tracy. Alcune sequenze sono davvero spassose, come il matrimonio di comodo fra Gladys e Bill, la scena in cui Bill s’improvvisa pescatore, oppure l’assurda battuta in cui Tracy dice “Sarà pure sua moglie ma è ancora la mia fidanzata”. Ne è stato fatto un mediocre remake nel 1946 conosciuto da noi con il titolo “Sposarsi è facile ma…”. Esiste un altro film con lo stesso titolo interpretato anch’esso da Spencer Tracy e datato 1942, non c’entra nulla con questo.
Voto 7.50.

sabato 16 dicembre 2006

Anche i boia muiono

(Hangmen Also Die!, USA 1942, b/n 131’)
di Fritz Lang.
Con Brian Donlevy, Walter Brennan, Gene Lockhart, Anna Lee, Tennis O’Keefe.
trama
Praga nel 1942 è occupata dai nazisti, ma la resistenza ceca è più viva che mai, e si attiva boicottando e rallentando il lavoro nelle fabbriche come la Skoda. In un attentato viene ferito il proconsole tedesco Heydrich, il boia del titolo, così chiamato per la sua crudeltà, il colpevole è un medico partigiano che viene coperto dai suoi compagni, i quali sviano le indagini su una connazionale collaborazionista.
critica
Un Lang minore in un film girato in piena guerra in un periodo in cui fatica moltissimo a trovare un film da girare ad Hollywood, alla sceneggiatura contributi anche Berthold Brecht che ebbe con Lang un rapporto alquanto burrascoso. Bella fotografia espressionista in bianco e nero, cast abbastanza anonimo. Solido, discretamente girato, ma non certo indimenticabile.
Voto 6,50.

venerdì 15 dicembre 2006

Assassinio sull'Orient-Express

(Murder on the Orient-Express, Regno Unito 1974, col. 131’)
di Sidney Lumet.
Con Albert Finney, Martin Balsam, Lauren Bacall, Jean-Pierre Cassel, Ingrid Bergman, Jacqueline Bisset, Sean Connery, John Gielgud, Anthony Perkins, Vanessa Redgrave, Richard Widmark, Michael York, Colin Blakely.

trama
Il famoso investigatore private Hercule Poirot solo grazie alla sua amicizia con il direttore Bianchi riesce a trovare un posto nel lussuoso Orient-Express che da Istambul è diretto a Parigi. Nel vagone letto riservato a coloro che poi proseguiranno il viaggio verso Londra avviene però un misterioso omicidio. Mentre il treno è bloccato a causa della neve, Poirot farà luce su che cosa è accaduto, molti, forse troppi, sono sia gli indizi che i sospettati.

critica
Da un famoso giallo di Agata Christie, l’esperto Lumet utilizza al meglio un cast pieno di star, il film però funziona soprattutto grazie alla strabiliante interpretazione di Finney, irriconoscibile nei panni del famosissimo investigatore belga. La ricostruzione è inappuntabile, fu addirittura utilizzato un vero Orient-Express per girare gli interni. Difetti: la durata, qualche taglio in più gli avrebbe certamente giovato e naturalmente l’inverosimiglianza di tutta la vicenda, ma d’altronde non è il realismo quello che si chiedeva a questo film. Chiaramente solo un divertissement per appassionati del genere giallo. Il doppiaggio italiano fa perdere tutti i riferimenti linguistici (accenti, inglese parlato male, ecc) che rendono gustoso l’originale. La Bergman vinse per questa interpretazione l’Oscar come miglior attrice non protagonista. Voto 6,50.

giovedì 14 dicembre 2006

Mission: Impossible

(USA, 1996, col 110’)
di Brian De Palma.
Con Tom Cruise, Emmanuelle Beart, Jon Voight, Vanessa Redgrave, Jean Reno, Ving Rhames, Kristin Scott Thomas, Emilio Estevez.


trama
Il protagonista del film è Ethan Hawk, agente di una squadra speciale Americana in missione a Praga. Qualcosa però va storto e qualcuno dei membri del suo team ci rimette anche la pelle. A quel punto Ethan scopre di essere al centro di un intricata trama di sospetti di delazione che coinvolgono anche lui. Solo dei dati segreti nascosti nella sede della Cia in Virginia possono scagionarlo e far scoprire chi è la vera talpa. Ma non sarà facile.

critica
La sceneggiatura firmata a sei mani da David Koepp, Steven Zaillian e Robert Towne è alquanto incasinata, il film prende spunto dall’omonima serie tv di cui è rimasta però quasi solo l’inconfondibile sigla che fu creata da Lalo Schifrin. De Palma, come sempre, dimostra di saper girare, ma le idee che animano questo film sono poche e confuse, e le scene migliori (come quella del colpo nella sede della CIA) sono come troppo stesso gli capita copiate pari pari da capolavori del passato. Prodotto dallo stesso Tom Cruise ha all’attivo un inutile cast stellare. Personaggi vuoti, contenuto inesistente per il solito decerebrato action movie moderno. John Woo ne ha girato il sequel che incredibile ma vero è addirittura peggiore. Uno dei primi film in cui internet ed e-mail sono parte integrante della trama. Voto 5,25

Star Trek

(Star Trek – The Motion Picture, USA 1979, col.106’ / 143’)
di Robert Wise.
Con William Shatner, Leonard Nimoy, DeForest Kelley, Stephen Collins, Persis Khambatta, James Doohan, George Takei, Walter Koenig.
trama
L’ammiraglio Kirk torna a comandare la sua vecchia astronave “Enterprise”, qui ritrova i compagni di avventure di sempre insieme ai quali cerca di neutralizzare e comprendere una strana forza che si sta pericolosamente avvicinando al pianeta Terra, e che sembra sia alla ricerca del creatore, all’ultimo momento anche il vulcaniano Spock sarà della partita. Sorpresa finale in vista.
critica
Insipida trasposizione cinematografica della serie cult per eccellenza del genere fantascientico , sembra solo un episodio lungo, dialoghi telefonatissimi, effetti speciali nella media, azione ridotta al minimo, lunghissimi “spiegoni” per farci comprendere cosa sta accadendo, attori imbalsamati adir poco nelle loro tutine ormai demodè.Invisibile la regia dell’espertissimo Robert Wise. Consigliato solo ai fan della serie. Questo film ha dato il via a numerosi sequel, dei quali il più riuscito è "Star Trek IV : rotta verso la terra" del 1986.
Voto 5,00

mercoledì 13 dicembre 2006

Orizzonti di gloria

(Paths of Glory, USA 1957, b/n 86')
di Stanley Kubrick.
Con Kirk Douglas, Adolphe Menjou, George MacReady, Ralph Meeker, Christiane Kubrick.

trama
Il colonnello Dax è alla guida di un battaglione dell'esercito francese durante la prima guerra mondiale, le sue truppe sono in prima linea sul fronte occidentale da ormai lungo tempo. I soldati sono trincerati e decimati dai numerosi e vani attacchi effettuati in precedenza. Nonostante le difficoltà l'ambizioso generale a capo della divisione ordina l'attacco per tentare la conquista dell'inespugliabile posizione del nemico, denominata "il formicaio". Il risultato sarà disastroso con tantissimi soldati morti ancor prima di aver messo un piede fuori dalla trincea. Ma questo per il generale è inaccettabile, l'intero battaglione viene accusato di codardia, e nonostante le reiterate proteste di Dax il comandante di divisione chiede una punizione esemplare.

critica
Definito, a ragione, il miglior film antimilitarista di tutti i tempi, un capolavoro che non invecchia mai. 86 minuti perfetti, non una solo inquadratura superflua, tutte le singole sequenze sono funzionali al racconto. In un'epoca (il secondo dopoguerra) in cui nei film bellici veniva sempre esaltato il patriottismo e la giusta causa dei vincitori, Kubrick ci mostra la profonda disumanità della guerra, la trasposizione anche in prima linea di quell'ingiustizia sociale sempre presente nel mondo civile occidentale. Ed il tema è sempre attualissimo, i militari che muoiono oggi in Iraq o Afganhistan non sono forse i figli delle classi più deboli? E il patriottismo è la molla usata per muovere una massa di disperati verso una fine insensata. Un film straordinariamente moderno, una pellicola di guerrà in cui il vero nemico non è l'altro esercito ma il proprio stato maggiore, d'altronde durante la cosiddetta grande guerra miglioni di soldati furono davvero mandati inutilmente al massacro per conquistare qualche metro di terreno. Il film fu vietato in Francia per circa venti anni. Memorabile il piano sequenza in cui il generale passa in rassegna le truppe in trincea. Curiosità: la ragazza che canta nella struggente scena finale è la futura signora Kubrick.
Voto 10 e lode!

martedì 12 dicembre 2006

Kitty Foyle, ragazza innamorata

(Kitty Foyle, The Natural History of a Woman, USA 1940 b/n 108')
di Sam Wood.
Con Ginger Rogers, Dennis Morgan, James Craig, Eduardo Ciannelli, Ernest Cossart.
trama
Kitty è una modesta impiegata, la cediamo ricevere una proposta di matrimonio, lei accetta felice rassicurando il suo futuro sposo che ha ormai dimenticato l'uomo che l'ha tormentata in passato. In diversi lunghi flashback vediamo la sua storia. Da quando poco più che ventenne si innamora ricambiata del suo principale Wyn Strafford, appartenente ad una ricca famiglia di banchieri di Filadelfia. Ma la depressione che colpisce l'America e la differente classe sociale interrompe l'idillio, Kitty si trasferisce a new York dove trova lavoro come commessa ed incontra in modo piuttosto strampalato un galante e squattrinato medico. Ma improvvisamente una sera Wyn si presenta nel suo appartamentino con la proposta di matrimonio, Kitty cederà.

critica
C'era un tempo quando ad Hollywood sapevano costruire le commedie sentimentali, buonissimo ritmo, dialoghi salaci e per nulla scontati sul rapporto fra i sessi, interpreti più che all'altezza e regia funzionale al racconto, rivedere un film come questo, per carità niente di memorabile, aiuta a capire la profondità del baratro dove questo genere è ormai precipitato. La Rogers vinse a sorpresa l'Oscar per questa bella interpretazione, lontanissima dalle commedie musicali al fianco di Fred Astaire che l'avevano resa celebre. Con il suo look lanciò persino una moda denominata appunto "Kitty Foyle". Curiosa la scena in cui Kitty e Wyn vanno a spassarsela in un locale clandestino di New York (all'epoca c'era il proibizionismo) ed ordinano l'Amaro Strega (inqudratura in primo piano delletichetta compresa) che lui dice servirà ad unirli per sempre.Oltre all'Oscar alla Rogers il film ottenne anche tre nomintaions come miglior film, regia e sceneggiatura non originale firmata tra gli altri dal grande Dalton Trumbo.
Voto 7,25




lunedì 11 dicembre 2006

Mosquito Coast


(The Mosquito Coast, USA 1986, col. 119’)
di Peter Weir.
Con Harrison Ford, Helen Mirren, River Phoenix, Martha Plimpton, André Gregory, Dick O’Neill.
trama
Allie Fox è un geniale inventore americano di provincia, idealista, ma modo suo, e stanco del cosiddetto mondo civile decide di trasferirsi con moglie e Quattro figli in un remoto angolo del centramerica, costruisce un villaggio nella giungla lungo a un fiume a cui da nome Geronimo, all’inizio la sua iniziativa è un successo, costruisce ingegnosi marchingegni per facilitare la vita degli abitanti ed un enorme macchina che produce ghiaccio. Ma la gelosia del vicino prete missionario, l’incontro non proprio amichevole con gli indios dell’entroterra e soprattutto l’arrivo di tre banditi mettono in discussione tutto il suo progetto e minano definitivamente la sua stabilità psicologica che vira lentamente e inesorabilmente verso la pazzia.
critica
Il Mereghetti l’ha giustamente paragonato a “Fitzacarraldo”, il protagonista infatti è anche qui un sognatore, un uomo che vuole creare un mondo nuovo fuori dalle barbarie della civilizzazione ma che in realtà si trasforma lui stesso in nuovo barbaro e colonizzatore senza accorgersene, la natura saprà rimettere le cose al loro posto. Per la prima volta in un film i missionari religiosi vengono dipinti per quello che sono, sfruttatori di anime innocenti. Weir adatta un romanzo Paul Theroux sceneggiato dal bravissimo Paul Schrader, e lo fa senza utilizzare nessun mezzo spettacolare ed enfatico e questo portò al fallimento commerciale del film, anche il ruolo ambiguo di Ford contribuì all’insuccesso nonostante il popolare attore americano sia qui bravissimo. Comunque Weir si conferma fra i migliori e più sottovalutati registi della sua generazione. Voto 7,25.

Pi Greco - Il teorema del delirio

(Pi , USA 1997, b/n 82’)
di Darren Aronofsky.
Con Sean Gullette, Mark Margolis, Ben Shankman, Samia Shoaib, Pamela Hart, Ajay Naidu.
trama
Max Cohen è un giovane matematico che sta sviluppando una sua strana teoria numerologica, sostiene che tutto è definibile in numeri e che attraverso questi numeri si creano gli schemi che formano l’universo che ci circonda. Max ha anche problemi nervosi, periodicamente inizia a tremare e deve prendere delle pillole, inoltre soffre di fastidiosissimi mal di testa. Un giorno incontra per caso in un bar un ebreo studioso della Torah che gli spiega che con i numeri si definiscono tutti gli scritti sacri di quella religione, e chiede aiuto per cercare il numero di 216 cifre che sarebbe il vero nome di Dio. Max inizialmente scettico, vede però che i suoi studi combaciano con le teorie del religioso, e si consulta con il suo mentore ormai pensionato. Intanto strani individui gli offrono un misterioso chip.

critica
Il regista debutta su un soggetto scritto da Eric Watson in collaborazione con l’attore protagonista, la tematica è affascinante e lo stile ricercatissimo, bianco e nero stilizzato e sgranato, musica talmente soffocante da farci venire lo stesso mal di testa di Max e camera che spesso ha movimenti frenetici al limite di quella vorticosità che è una delle teorie espresse nel film. Il problema è che in realtà questa pellicola ha tutto per essere un film di culto (ed in America lo è diventato per davvero) ma manca assolutamente di spessore nei contenuti, tutto è abbozzato ma non si arriva mai ne a una conclusione ne ad un qualche sbocco filosofico, Aronofsky rimane in superficie e quando si scopre che alcune delle teorie ed espressioni matematiche enunciate sono addirittura errate si capisce che questo film non è che un semplice ambizioso giochino. Un po’ poco per considerarlo un grande film. Voto 5,50.

domenica 10 dicembre 2006

Piace a troppi

(…Et Dieu créa la femme, Francia 1976, col. 100’)
di Roger Vadim.
Con Brigitte Bardot, Curd Jurgens, Christian Marquand, Jean- Louis Trintignant.

trama
Juliette è una bellissima orfana diciottenne che vive a Saint-Tropez in Provenza, tutti gli uomini si innamorano della sua bellezza. Sposato Michel, Juliette subisce però il fascino di suo fratello Antoine e del vecchio proprietario di night club Carradine, dopo aver avuto diverse esperienze ed avventure scoprirà per chi sono i suoi veri sentimenti.

critica
Il film che lanciò B.B. come sex symbol internazionale e che rinsaldo il suo legame professionale con il regista e marito Roger Vadim. Un film invecchiato male, resta solo il fascino della biondissima attrice francese, almeno tre le scene erotiche memorabili: quella d’apertura dove prende il sole nuda davanti al bucato steso, quella della spiaggia, e la sequenza in cui balla il mambo scalza davanti allo specchio. Il film ha una trama innocua, prevedibile e falsamente anticonformista, anche se molti legano quest’opera alla nouvelle vague, solo le riprese in esterno ed un certo senso di libertà possono lontanamente ricordarla.

Voto 5,00.

sabato 9 dicembre 2006

Tu, io e Dupree

(You, me and Dupree, USA 2006, col. 108’)
di Anthony e Joe Russo.
Con Owen Wilson, Kate Hudson, Matt Dillon, Micheal Douglas.

trama
Molly e Carl si sposano alle Hawaii, e sono una felice giovane coppia. Finita la luna di miele i due novelli sposi iniziano la loro vita insieme ma la tranquillità quotidiana è ben presto infranta dall’arrivo di Dupree, miglior amico e testimone di nozze di Carl, che avendo perso lavoro, casa e macchina chiede ospitalità e la trova. Il nuovo arrivato è invadente, pasticcione e combina un sacco di guai mettendo in crisi addirittura il matrimonio, intanto Carl che è dipendente del padre di Molly deve affrontare anche lo stress di un suocero malevolo a dir poco.

critica
I fratelli registi già autori del mediocre “Welcome to Collinwood” ci regalano l’ennesima inutile commedia americana, le gag sono a dir poco di quart’ordine, dovremmo ridere perché il maldestro personaggi di Wilson cade sul marciapiede o finisce incidentato con la bicicletta?! La sceneggiatura è raffazzonata e piena di buchi, la storia scontatissima vista in mille altri film, il finale a dir poco prevedibile. Desolante e noioso, non si ride mai. E’ davvero scandaloso che le sale dei nostri cinema vengano occupate per proiettare pellicole di così scarso livello.
Voto 4,00.

Beloved - L'ombra del passato

(Beloved, USA 1998, col. 167’)
di Jonathan Demme.
Con Oprah Winfrey, Danny lover, Thandie Newton, Kimberly Elise, Beah Richards, Lisa Gay Hamilton, Albert Hall.

trama
Siamo in Ohio nel 1873, la Guerra di secessione è finite da poco e molti ex schiavi fuggiti dal vicino Kentucky (che faceva parte della federazione) vivono ora nei pressi di Cincinnati. Protagonista della storia è l’ex schiava Sethe che scappò con i suoi bambini dalla schiavitù pagandola però a caro prezzo con la perdita del marito. La vecchia casa di legno in cui vive sembra sia posseduta da un fantasma e all’inizio del film vediamo i suoi due figli maschi fuggire di casa. Rimasta sola con la sua figlia minore Denver (la maggiore è misteriosamente morta anni prima) accoglie in casa un strana ragazza che si chiama Beloved, non riesce quasi a camminare e a parlare e ben presto sorge il dubbio che sia la reincarnazione della figlia morta. Intanto i ricordi del passato vengono a galla.

critica
Dramma fantastico all black ben diretto da Jonathan Demme. La protagonista Operah Winfrey è titolare di un famoso talk show televisivo americano. Il film è veramente troppo lungo, ma i personaggi sono sviluppati con accuratezza, la fotografia è ottima e la sceneggiatura buona. Voto 6,50.

giovedì 7 dicembre 2006

Il grande ammiraglio

(That Hamilton Woman, USA 1941, b/n 128’)
di Alexander Korda.
Con Vivien Leigh, Laurence Olivier, Alan Mowbray, Sara Allgood, Gladys Cooper, Henry Wilcoxcon, Heather Angel, Halliwell Hobbes.
trama
Il film narra la storia dello sfortunato amore fra Lady Hamilton e l’ammiraglio Horacio Nelson a cavallo fra diciottesimo e diciannovesimo secolo. La proletaria Emma Hart sposa per interesse Lord Hamilton ambasciatore inglese a Napoli, in Italia si innamora di Nelson (anche lui sposato) che con la sua flotta la salverà, nonostante le critiche dei suoi sottoposti, dalla rivoluzione che in piena epoca napoleonica sta infuriando a Napoli. Intanto lo scandalo per l’adulterio divampa ovunque ma la popolarità di Nelson in patria è grande.
critica
Raccontato con un lunghissimo ed unico flashback è una romantica e drammatica storia di amor fou, dove brilla una bellissima e straordinariamente brava Vivien Leigh che qui fa coppia con il suo marito dell’epoca Laurence Olivier. Fu prodotto in piena seconda guerra mondiale ed infatti in molti dialoghi è chiara la metafora fra Napoleone e Hitler, ad esempio quando parlano della possibile invasione dell’Inghilterra da parte della flotta francese. Era il film preferito di Churchill ed è stato candidato all’Oscar per la notevole fotografia in bianco e nero del futuro regista Rudolph Maté.
Voto 6,75

La ragazza della porta accanto

(The Girl Next Door, USA 2004, col. 110’)
di Luke Greenfield.
Con Emile Hirsch, Elisha Cuthbert, Timothy Olyphant, James Remar, Chris Marquette, Paul Dano, Timothy Bottoms.
trama
Matthew è all’ultimo anno di High School, sogna di essere ammesso a Georgetown con una borsa di studio per “tempra morale”, fondamentalmente è un secchione e con i due suoi amici sono visti un po’ come gli sfigati della scuola. Un giorno casualmente arriva una nuova vicina di casa, è una ragazza molto attraente di cui Matthew si innamora subito salvo scoprire tramite un video che si tratta di una ex pornodiva. Quando il manager di lei la convince a tornare al suo vecchio lavoro iniziano i guai per Matthew, che la seguirà fino a Las Vegas per convincerla a cambiare i vita.
critica
Il solito filmetto per teenager americano, non ha abbastanza coraggio per osare di più (visto il tema scottante) e si rifugia sempre nelle soluzioni più scontate e facili, vedi il finale morale ed amorale nello stesso tempo. La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, ad esempio se Danielle è un ex porno star e nello stesso tempo è coetanea di Matthew allora significa che girava film hard da minorenne!!! La Cuthbert comunque si lascia guardare eccome. Tutto sommato un paio d’ore buttate via.
Voto 5,00.

mercoledì 6 dicembre 2006

Quadrophenia

(Regno Unito 1979, col. 115’)
di Franc Roddam.
Con Phil Daniels, Lesile Aash, Philip Davis, Mark Wingett, Kate Williams, Sting.
trama
La Guerra fra le fazioni rivali di Rocker e Mods nella Londra di fine anni settanta vista attraverso la storia di un giovane fattorino “mod”. Le sue avventure e disavventure, il difficile rapporto con la famiglia, la droga (si impasticca di continuo), l’amore fallimentare per la biondina Steph, gli scontri fra bande di Brighton, i suoi giri con l’inseparabile Lambretta.

critica
Il film si ispira all’omonimo disco dei Who (nei titoli di testa si legge “A Who film”), e dipinge molto bene la ribellione di una generazione che non voleva stare alle regole ma anche di una gioventù senza idee e senza una vera speranza dove l’amicizia, il gruppo e lo sballo sono gli unici rifugi, ultimo squillo di ribellione prima dell’arrivo dei conformisti anni ottanta. Veramente ottime le scene in cui il protagonista interagisce con i genitori, bellissima ad esempio quella in cui il padre che sta guardando come uno zombie la tv insieme alla moglie gli dice “Sei stato fuori tutta la notte, tu non sei normale” e lui risponde “Che cosa è normale?”. Molto buone regia, recitazione fotografia, scenografia e naturalmente colonna sonora, il film viene da molte fonti definito maldestramente come musical. Esordio come attore per Sting in una parte minore.

Voto 7,25.

Melissa P.

(Italia, 2005, col. 100)
di Luca Guadagnino.
Con Maria Valverde, Marcello Mozzarella, Claudio Santamaria, Geraldine Chaplin, Fabrizia Sacchi.
trama
La quindicenne siciliana Melissa vive con una mamma sempre assente e la nonna, mentre il padre è lontano per lavoro. E’ innamorata del ricco e bello Daniele che però la vuole solo per i suoi festini a sfondo sessuale. Melissa si fa travolgere da un’ondata di sesso e abbandona persino l’amica del cuore Manu, solo la morte improvvisa dell’amata nonna rimettere le cose a poste nella sua vita. Arriverà anche l’amore.
critica
Il film è tratto dal best seller “Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire”, prodotto da Francesca Neri e scritto dal regista insieme a Barbara Alberti. Un’operazione meramente commerciale per un film totalmente vuoto. Per evitare la censura “Melissa P.” si ferma sempre un attimo prima, non mostra mai nulla (e così rende insoddisfatti anche i voyeristi), i personaggi sono desolanti, la madre è assente ma non si capisce mai perché, la nonna è adorata (ma perché?), la ragazza si innamora di questo Daniele, ma sembra solo un palliativo/scusa per giustificare le sue attività sessuali. Mai nel film viene fuori il piacere del sesso, ma solo l’errore di cadere in un buco nero di lussuria. Ed il finale in cui tutto va a posto, come se nulla fosse successo è ridicolo.
Voto 4,00

martedì 5 dicembre 2006

Je t'aime moi non plus

(Francia 1976, col. 90')
di Serge Gainsbourg.
Con Jane Birkin, Joe Dalessandro, Hughes Quester, Gerard Depardieu, Reinhard Kolldehoff.

trama
In un'anonima località della provincia americana i due giovani operai di una discarica Krassky e Padovan (quest'ultimo italiano) si amano, ma un giorno enrando in una stazione di servzio Krassky si innamora della barista, un'esile ragazza che inizialmente scambia per un maschio. Lei veste jeans e maglietta, ha i capelli cortissimi ed è praticamente piatta, tanto che il suo burbero capo la chiama Johnny. Il rapporto tra i due è però reso difficile dal fatto che Krassky riesce a possederla solo sodomizzandola, intanto viene a galla la gelosia di Padovan.

critica
Bizzarro debutto da cineasta dello chansonnier Serge Gainsbourg, il titolo del film è quello di una delle sue canzoni più famose, che rieccheggia però solo in versione strumentale. Un film diverso in tutti i sensi, che si avvale di buoni interpreti compreso un giovanissimo Depardieu nei panni di un giovanotto sessualmente sempre infoiato. Stranisce un po' l'ambientazione yankee mentre i personaggi parlano francese (il film non è mai stato doppiato). Un mlodramma sentimentale erotico originale e riuscito. La Birkin è straordinaria.
Voto 7,50.

Herbie - Il SuperMaggiolino

(Herbie: Fully Loaded, USA 2005, col. 101’)
di Angela Robinson.
Con Lindsay Lohan, Matt Dillon, Michael Keaton, Breckin Meyer, Justin Long, Cheryl Hines.
trama
Il mitico Maggiolino Volkswagen protagonista di diverse avventure Disney alla fine degli anni ’60 è ormai un rottame e viene trasportato dallo sfasciacarrozze. Maggie Peyton, giovane discendente di una famiglia di piloti automobilistici, salva Herbie dalla rottamazione e ne scopre le straordinarie capacità di corridore oltre alla magia che si nasconde nella macchina. A farne le spese sarà il campione della Nascar Trip.
critica
Non è il remake del film del 1969 bensì il sequel (il numero 4 per la precisione), si tratta di una commediola per famiglie in puro stile Disney, le gag del maggiolino sono a tratti anche moderatamente divertenti, ma lo sviluppo della trama è molto prevedibile. La Lohan è di rara antipatia, e considerando anche che non è proprio bellissima, non si capisce come sia assunta al rango di star oltreoceano, bravissimo invece Matt Dillon nel ruolo del cattivo della situazione. Voto 5,50.