lunedì 8 gennaio 2007

Il tempo dei cavalli ubriachi

(Zamany barayé mast asnha, Iran/Francia 2000, col. 81’)
di Bahman Ghobadi. Con Ayoub Armadi, Amaneh Ektiar- Dini, Nezhad Ektiar-Dini, Medi Ektiar-Dini, Koisolum Ektiar-Dini, Rojim Younessi.
Nel Kurdistan di oggi a cavallo fra Iran e Iraq un ragazzino di quindici anni deve provvedere e mantenere quattro fra fratelli e sorelle minori. Uno di loro soffre di una malformazione ossea, e per curarlo serve un operazione, per viaggiare viene portato in braccio come un neonato. Fuori c’è la guerra e l’unico lavoro possibile è il contrabbando fra un lato e l’altro della frontiera fatto in alta montagna con pesanti carichi a bordo di muli e cavalli. “Il tempo dei cavalli ubriachi” è uno di quei rari film che lascia lo spettatore occidentale di stucco, ci presenta un mondo in cui la lotta per sopravvivere è incredibilmente difficile, in un clima ostile in una nazione che politicamente non esiste! Impressionante è l’unico aggettivo calzante. Una pellicola che non si dimentica facilmente anche perché dotata di una straordinaria forza visiva e che ha, nell’epoca del vuoto pneumatico di idee, qualcosa di importante e di reale da raccontare, ed in questo caso l’abusata parola capolavoro non è spese affatto male. I ragazzini non sono attori professionisti ma i veri protagonisti della vicenda ricostruita ma realmente accaduta. Il film ha vinto la “Camera d’or” a Cannes ed è stato nominato all’Oscar come miglior film in lingua straniera. Ghobadi (primo filmaker curdo di livello internzaionale) è un ex assistente del grande regista iraniano Abbas Kiarostami.
Voto 9,50.

Nessun commento: