giovedì 15 febbraio 2007

Il colore del melograno

(Sayat Novar, Unione Sovietica 1968, Col. 79')
di Sergej Parajanov.
Con Sofiko Chiaureli, Melkon Aleksanyan, Vilen Galstyan.
Biografia non convenzionale del poeta settecentesco armeno Sayat Nova, dall'infanzia al suo ingresso in convento. Il regista armeno, qui alla sua opera seconda, costruisce un film fatto di quadri in movimento e pochissimi dialoghi interroti da cartelli (tipo cinema muto) nei quali appaiono poesie, titoli, frasi più o meno aderenti a quello che si vede sullo schermo, la camera e sempre fissa, le inquadrature si susseguono senza una logicità, in maniera quasi astratta, i simbolismi sono praticamente incomprensibili per lo spettatore occidentale, ma quello che conta in questo film è la sconvolgente forza visiva e sonora delle immagini, un film ermetico e difficile ma anche potente, innovativo e soprattutto unico. Poesia cinematografica allo stato puro. Non è un caso che Parajanov sia stato anche un pittore. Il film fu perseguitato dal regime sovietico, che non ne capiva il significato e quindi lo guardava con molto sospetto, tanto che la pellicola ci è arrivata manipolata e non nella versione voluta dal regista, ma nonostante ciò il fascino rimane inalterato. Un cinema non per tutti i gusti comunque, lontanissimo dal cinema tradizionale. Voto 9,00.

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